giovedì 14 febbraio 2008

La luce ngli impressionisti






L'impressionismo è un movimento artistico sorto in Francia nella seconda metà dell’Ottocento.

Deriva il suo nome dall’appellativo di “impressionisti” dato in senso spregiativo da un giornalista dell’epoca al gruppo di artisti rifiutati dalle esposizioni ufficiali dei Salons e che esposero per proprio conto nello studio del fotografo Nadar a Parigi.

Antecedenti del movimento in senso antiaccademico e realista furono il romantico Delacroix opposto al neoclassico Ingres, sono i pittori della Scuola di Barbizon che dipingevano già all’aria aperta vedute di natura non idealizzata, Corot con la sua pittura volta alla ferma anche se emozionante rappresentazione del vero, Courbet con il suo sguardo sulla realtà quotidiana.

Le innovazioni tecnico-linguistiche degli impressionisti sono costituite dall’abbandono del chiaroscuro di derivazione accademica nella pittura e dall’eliminazione del nero per dipingere le ombre, nonché dall’uso del colore , in modo che corrisponda alle sensazioni percettive dirette, senza la mediazione dell’esperienza (che ad esempio ci fa dire che un foglio è bianco anche se lo vediamo illuminato da una luce gialla o blu: per gli impressionisti il foglio è effettivamente giallo o blu e come tale lo dipingono).

Le impressioni che si ricevono dalla percezione immediata del mondo sono per gli impressionisti le più autentiche e vere e anche le più adatte a rendere il senso del tempo che trascorre, nel quale le cose non sono mai identiche un attimo dopo l’altro, ma in continua mutazione come la luce del giorno.

E' quindi un’arte corrispondente alla nuova realtà urbana dell’Ottocento, allo sviluppo seguito alla rivoluzione industriale, alla crescita della borghesia commerciale con la sua voglia di affermarsi e di godere dei frutti del proprio lavoro a teatro, nei bar, alle regate, alle corse dei cavalli, ed è così che spesso gli impressionisti la ritraggono nelle loro opere.

Il movimento, in sé, quindi, senza intenzioni rivoluzionarie, è totalmente rivoluzionario per quel che riguarda il rinnovamento del linguaggio dell’arte ancorato non più a determinate leggi, ma al mutare dell’esperienza del mondo, portando a termine la rottura di tutti gli equilibri antichi iniziata con l’opera di Turner e aprendo definitivamente la via a tutte le esperienze dell’arte contemporanea.

I maggiori rappresentanti dell’Impressionismo sono i francesi Manet, Monet, Renoir, Degas e Cézanne.



Anagraficamente l'Impressionismo nasce a Parigi intorno alla metà dell'Ottocento ed ha la sua prima uscita ufficiale nel 1874, quando viene allestita la mostra della “Societé Anonyme des Artistes peintres, sculpteurs, graveurs” nei locali del fotografo Nadar, esempio di prima mostra collettiva autogestita dagli artisti fuori dai circuiti ufficiali. Tra tutti i partecipanti figurano anche quelli che verranno poco tempo dopo definiti “impressionisti”, anche se sarebbe un errore identificare questi pittori come “gruppo” organicamente costituito. L'Impressionismo, assolutamente privo sia di manifesti che di alcuna formulazione teorica, non si configura come scuola né come movimento omogeneo riconoscibile in una teoria chiaramente enunciata. Esso è piuttosto un incontro tra artisti, tra loro anche profondamente diversi, ma accomunati da un analogo modo di vedere e di rendere il visibile in termini soggettivi, spontanei, scevri di letteratura e “simbolismi”, svincolati dai rigidi e obsoleti canoni tradizionali.

Nell'Impressionismo non vi è intimismo o sentimentalismo, esso è invece la nitida applicazione di una nuova “verità ottica”; per la prima volta nella storia della pittura l'uomo esprime la poesia dell'attimo che passa, della luce sempre mutevole, che senza sosta cambia la materia delle cose. C'è la consapevolezza che tutto scorre, niente resta, ogni istante è ingoiato dal continuo fluire del tempo. Il soggetto non ha più rilevanza, l'acquista invece il modo in cui questo viene recepito dal pittore in quel preciso istante di luce, in quell'attimo irripetibile di vita fenomenica, atmosferica, e così resa nel quadro: “trattare i soggetti per i toni e non per il soggetto stesso, ecco cio' che distingue gli impressionisti dagli altri pittori”, come scrive nel 1877 uno dei più attenti critici dell'epoca, Georges Rivière.

Se i realisti rivolgevano la loro attenzione prevalentemente a soggetti umili, colti nella loro misera quotidianità, i pittori impressionisti, per eccellenza “peintres de la vie moderne”, preferiscono cogliere gli stessi soggetti nei momenti di svago, quando nei pomeriggi festivi i parigini si recano in gita lungo la Senna e affollano i Caffè e i ristoranti all'aperto. Tali soggetti diventano solo il pretesto, così come i paesaggi inondati dalla luce solare, per cogliere un'immediata suggestione visiva: notazioni luminose di vita colorata e movimentata, trasparenze atmosferiche, mutazioni cromatiche rese con colori puri e brillanti; la visione frammentata in mille tocchi sfavillanti di colore.

Le innovazioni tecniche che gli impressionisti sperimentano per meglio rendere il complesso dei fenomeni naturali della visione e in particolare la luce solare e le sue infinite vibrazioni e rifrazioni sono la scomposizione dei colori, non più mescolati in precedenza sulla tavolozza, ma fissati direttamente sulla tela così come escono dal tubetto, e l'invenzione delle ombre colorate, negazione del chiaro-scuro opaco della pratica accademica.

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